Onorevoli Colleghi! - Nel corso degli ultimi decenni la sensibilità dell'opinione pubblica verso i temi relativi alla conservazione della natura e dell'ambiente nel quale viviamo è enormemente aumentata. Di questo interesse sono causa le mutate condizioni generali delle nostre città, del nostro territorio, dell'intero mondo, oltre che la coscienza ormai diffusa del fatto che non è più possibile ignorare le conseguenze dei nostri comportamenti verso la natura.
      Purtroppo, però, all'aumento di sensibilità e di interesse per le problematiche ambientali non ha corrisposto un altrettanto significativo aumento della preparazione e della buona informazione sull'argomento, cosicché oggi non è infrequente ascoltare affermazioni basate non su conoscenze corrette e oggettive, ma su notizie e opinioni recepite senza alcun controllo né possibilità di verifica da organi di stampa, dalla radio e dalla televisione o dalla voce comune.
      Il cittadino medio oggi non è informato - o non lo è in modo corretto - sui veri problemi dell'ambiente, sulle loro cause e sui rimedi che è possibile, o addirittura doveroso, mettere in opera. In queste condizioni, è facile che egli venga condizionato da nozioni errate o da voci a volte interessate, comunque spesso prive di seria giustificazione, miranti a ottenere che venga assunto un determinato atteggiamento.
      Ciò sarebbe di per sé già abbastanza grave, ma occorre dire subito che è comunque l'elemento meno importante della

 

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motivazione che ha spinto a presentare la presente proposta di legge. L'aspetto principale, infatti, è quello derivante dalla necessità che ha il nostro Paese di recuperare un corretto rapporto di fruizione tra i cittadini e l'ambiente naturale.
      L'Italia è stata ammirata, nei secoli, per la qualità straordinaria della sua natura: la definizione di «giardino d'Europa» conferma che tutto il mondo civile la considerava un luogo nel quale le bellezze naturali presenti venivano preservate e curate. E questo buon rapporto tra gli italiani e l'ambiente - la natura, come si diceva tempo addietro - è durato fino alla prima metà del Novecento.
      Una lunga tradizione, dunque: una tradizione da recuperare. Se due millenni or sono - e per secoli - furono le religioni a tutelare sotto l'usbergo della sacralità boschi e fonti, montagne e laghi, è oggi necessario che la conoscenza e l'educazione provvedano a garantire un futuro, migliore del presente, alle condizioni dell'ambiente nel quale viviamo.
      L'obiettivo che si vuole cogliere è, in primo luogo, quello di favorire, attraverso una informazione corretta e una sana formazione culturale, comportamenti spontanei di rispetto dell'ambiente da parte del cittadino.
      Neppure la più oculata legislazione e la migliore opera di controllo, infatti, potranno mai determinare i risultati positivi che si raggiungono, invece, quando l'uomo sensibilizzato evita volontariamente di compiere gesti e atti che arrecano nocumento all'ambiente, in quanto consapevole del fatto che l'ambiente è vita e che danneggiarlo o distruggerlo significa anche compromettere la propria esistenza e, soprattutto, quella delle nuove generazioni, cioè dei propri figli.
      Per questo, onorevoli colleghi, si è ritenuto giusto e opportuno sottoporre al vostro giudizio, raccomandandone l'approvazione in tempi solleciti, questa proposta di legge, che introducendo nelle nostre scuole l'insegnamento dell'«educazione ambientale» vuole porre rimedio a quanto di male è stato fatto all'ambiente negli ultimi decenni.
      Quello che si impara da bambini e da giovani, quando la capacità di apprendere è grande e la mente e l'animo sono aperti a nozioni e modi di essere responsabili, rimane a informare di sé l'adulto; e l'insegnamento nelle scuole dell'«educazione ambientale» vuole proprio fare di ogni bambino, di ogni ragazzo che frequenta la scuola, un tutore e un difensore dell'ambiente. In ultima analisi, garantendo a sé e agli altri, ma soprattutto ai posteri, la possibilità di vivere una vita di buona qualità.
 

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